KOMOREBI

Con e per i beneficiari e operatori del progetto SIPROIMI presso il Comitato per il Centro Sociale-Ex Canapificio

In tutte le lingue sono presenti parole o espressioni che sono impossibili da tradurre o che nella traduzione perdono parte della loro potenza semantica. Questa impossibilità di traduzione si manifesta come una metaforica impossibilità di comunicazione, un punto ideale in cui culture diverse che si vorrebbero incontrare possono solo avvicinarsi. Komorebi, parola intraducibile giapponese, sta ad indicare l’effetto della luce del sole quando filtra attraverso le foglie degli alberi e sembra disegnare bene questa sensazione di “intravedere sensi”.

Il descrivere questi concetti intraducibili attraverso l’utilizzo di altre parole sembra essere un inappagante ripiego: come trasmetterli all’altro? Come riuscire ad imprimere la sensazione, l’atmosfera, l’umore che quella parola unica e intraducibile porta con sé? Come possono parole di altre lingue e culture con storie, profumi e paure diverse riuscire a catturare inafferrabili sensi? Non possono, ma le immagini sì.

Il lavoro si basa dunque sul tentativo di trasformare parole ed espressioni intraducibili appartenenti alle lingue/culture dei partecipanti in immagini, tramite l’utilizzo di corpi e voci. L’intento non è solo la riuscita della “traduzione” quanto lo sforzo collettivo nel cercare di trovare una via comune per incontrarsi. Il corso è tenuto dalla compagnia Putéca Celidònia e dai collaboratori: Raimonda Maraviglia e Francesco Roccasecca.